Milano dal 2015 corre ma dove? Una città sostenuta da un apparente benessere, che si trasforma e ricuce il tessuto urbano, attraverso processi definiti di “Rigenerazione Urbana”. Le periferie si trasformano in un proficuo incubatore di guadagni, dove si dice che si rigenera, dunque si fa un’azione di conversione in positivo di un “non luogo” in un modello di riqualificazione in cui si concentrano gli slogan della politica come città in 15 minuti, i quartieri che vivono, lo sviluppo di prossimità.
Si assiste ad una progressiva evoluzione di una città che passa dal consumo del suolo anche se non ce ne sarebbe bisogno, da costruzioni che terminano prima dell’urbanizzazione dovuta e promessa alle Famiglie che comprano appartamenti nella promessa di un quartiere a la page dove l’idea di vivibilità si trasforma un una langa desolata. Ma la rigenerazione è di per sé un elemento dello sviluppo sociale, quand’essa si applica a quei quartieri di periferia esistenti. Per il resto non è rigenerazione, è business per truccato da intervento di riqualificazione. Bene, lasciatevi i campi e le aree di periferia cosi come sono, non c’interessano nuovi quartieri, ci serve che quelli esistenti funzionino e che non ci siamo distanze cosi grandi tra zone di Milano.
