ENERGIA NUCLEARE: CHE PAURA!

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Per quanto si possa dire del nucleare, va detto che c’è davvero molta disinformazione e tanta politica del terrore oggi meno condivisa. Il settore nucleare mondiale si è evoluto anche grazie alla partecipazione dell’Italia nel settore della ricerca e dello sviluppo. Le nostre Università, fra tutte citiamo i politecnici (Torino, Milano, Bari) e l’università di Pisa, partecipano pienamente al programma di ricerca e sviluppo di nuove tecnologie. In Francia ad esempio, Fincantieri partecipa al consorzio RFX nell’importantissimo progetto ITER, una centrale sperimentale al plasma, la quale utilizza il confinamento del plasma all’interno di un fortissimo campo magnetico in cui, per produrre energia si utilizzano il deuterio che viene estratto dall’idrogeno quindi dall’acqua e il trizio che risulta essere presente nelle acque di falda. Una fusione nucleare che punta ad ottenere enormi quantitativi di energia senza fare scorie con elementi che sono nell’acqua.

Questo per dire che riprendere un programma nucleare non sarebbe così faticoso se si facesse la scelta di costruire 2/3 centrali contemporaneamente, anche di 3° generazione. Per la IV° generazione servono ancora studi soprattutto per la loro scarsa economicità. Riprendere il programma nucleare insieme a incentivazione della produzione da rinnovabili, soprattutto con il fotovoltaico di prossimità ad esempio con la creazione di Comunità Energetiche anche condominiali (si pensi ai mq disponibili sui tetti dei condomini milanesi) meno con l’eolico off-shore perché troppo costoso, incentivare la ricerca per sistemi di produzione innovativi come il micro e mini eolico con accumulo, naturalmente dove ci sia vento come in montagna o nelle isole dove i valori di velocità del vento in alcune zone possono essere interessanti (il vento si crea con il delta delle temperature a terra e in quota quindi spesso anche di notte a differenza del fotovoltaico), e al tempo stesso favorire i rapporti  con Algeria e Libia per i fossili e con le quali forse abbiamo maggiori possibilità di successo, sembra del tutto ragionevole per non avere problemi di sostenibilità del benessere raggiunto. 

Oggi poi si affacciano sul mercato anche le cosiddette mini-centrali nucleari di IV generazione, ne esistono di varie tecnologie, ma il tratto comune è che sono piccole e compatte: in pratica, dei cilindri di metallo grandi come un paio di container, che contengono il nocciolo col combustibile e il generatore di vapore. All’interno il calore del nocciolo trasforma l’acqua in vapore, che aziona una turbina esterna e un alternatore che produce energia.

I vantaggi rispetto alle centrali tradizionali sono diversi. I cilindri possono essere assemblati in fabbrica e trasportati sul posto, anche in luoghi remoti, riducendo i costi. Possono essere aggiunti più moduli per aumentare la potenza. Date le ridotte dimensioni dei cilindri, l’acqua e il vapore si muovono da soli col calore, e non servono pompe, che possono guastarsi come a Fukushima. Una centrale a moduli occupa il 10% dello spazio di una centrale tradizionale, con costi e impatti ambientali inferiori. Ma soprattutto, i mini-reattori modulari permettono di usare combustibili non convenzionali che durano di più, e quindi riducono la produzione di scorie: il rifornimento radioattivo va fatto ogni 3-7 anni, contro 1-2 per le centrali tradizionali.

https://www.arcipelagomilano.org/archives/62594

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